sabato 1 agosto 2009

La differenza col nuoto (o anche: non fidatevi dei giapponesi)

Un episodio accadutomi oggi al Foro Italico fotografa alla perfezione la differenza che passa attualmente fra il nuoto e la pallanuoto.
Giovedì la Omega Timing, sponsor che si occupa del cronometraggio delle gare qui al Foro Italico, ha organizzato una gara per giornalisti sui 50 metri stile. A parte il fisico di molti dei partecipanti, è stato un bello spettacolo, svoltosi per di più nella piscina principale, quella dove si svolgono tutte le gare di nuoto. C’era il tabellone con i nomi e i tempi dei giornalisti-nuotatori, il replay in video ed addirittura lo speaker anglosassone che chiamava uno a uno gli "atleti" e proclamava di volta in volta il vincitore. Insomma una vera figata, ma non vi ho partecipato, d’altra parte il nuoto non è il mio sport.
Ieri poi ho letto l’annuncio che oggi si sarebbe giocata una partita di pallanuoto fra giornalisti. Non ho resistito e mi sono iscritto. Rispetto a due giorni prima, l’evento ha avuto una riuscita del tutto diversa. In primis si è giocato nella piscina del riscaldamento e non in quella delle gare. E vabbé, mi sono detto, è giusto, oggi c’è la finale, meglio non disturbare. Dopo due minuti mi è stato detto che non c’erano né le calottine, né un fischietto per arbitrare. E mo’, come giochiamo? E infatti non abbiamo giocato. Il top è stato raggiunto quando è arrivato uno steward che voleva cacciarci tutti dall’acqua perché non era stato avvisato di nulla. Essendo in trenta contro uno, lo steward si è ritirato e noi ci siamo accontentati di fare qualche tiro in porta. Io,personalmente, ho chiuso comunque la giornata con qualche livido. Ho infatti abbuscato da un fotografo giapponese, che mi aveva invitato a marcarlo a centroboa. “Questo è alto nu cavec’ e na mosc’ (trad.: è basso), vado sciolto” ho pensato. Il nipponico (si chiama Mikio) si è poi rivelato essere un giocatore di serie A, oltre che un vero torello ai due metri. Ho fatto una serie di figurelle internazionali, sto pieno di graffi, ma almeno ora tengo un amico in Asia.

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